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Metodo TFF dott. Massimo Citro

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Metodo TFF dott. Massimo Citro

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Metodo TFF – dott. Massimo Citro

Fonte: https://www.idras.org/TFF/

Forse Benveniste aveva ragione, anzi AVEVA RAGIONE: oggi in Italia sono stati compiuti una serie di esprimenti atti a rendere scientifico il concetto di memoria dell’acqua. Questo passaggio lo si vede molto utile in farmacologia ed è su queste basi che è nato il concetto di TFF cioè di Trasferimento Farmacologico Frequenziale sperimentato ed accertato con metodi strumentali.

Dr. Massimo Citro

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L’acqua registra, ricopia e riproduce informazioni, come se…

Come se fosse un registratore, una fotocopiatrice, quella cosa che sta imitando: molecola, farmaco…

Nella diluizione omeopatica si comporta come uno specchio, imita ma inverte l’effetto. In altre situazioni, invece, imita e basta. Ma sempre registra e replica.
E che l’acqua ricca d’informazioni (attraverso l’omeopatia e non solo), non sia più la stessa dal punto di vista fisico, l’ha dimostrato anche il chimico fisico Vittorio Elia dell’Università “Federico II” di Napoli, con riscontri di variazioni micro calorimetriche e di conducibilità (1).

In tale contesto s’inserisce il TFF, ovvero Trasferimento Farmacologico Frequenziale, metodologia messa a punto per la prima volta al mondo dal mio Gruppo di Ricerca. Con il TFF si possono trasferire a un paziente le proprietà terapeutiche di svariati tipi di medicinali, attraverso circuiti elettronici di amplificazione, senza somministrare il farmaco in forma molecolare. Il soggetto assume acqua contenente le informazioni del farmaco: solamente acqua ma informata. Acqua dal punto di vista chimico, farmaco da quello fisico.

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dott. Massimo Citro e Prof. Luc Montagnier
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Metodo TFF dott. Massimo Citro

Trasferire farmaci significa che se ne sfruttano le proprietà terapeutiche senza assumerli. Non è magia, ma fisica paragonabile a quando si registra una voce o un suono: s’immagini un amplificatore di frequenza con un’entrata e un’uscita. Nell’entrata si pone un campione del medicinale, in uscita un flacone d’acqua. Un frequenza generata eccita il farmaco nell’entrata e questo permette di trasportare in uscita, amplificate, le informazioni relative al farmaco, comprendenti anche le sue capacità terapeutiche. Il circuito elettronico consiste in un complesso di amplificazione a banda larga con alta impedenza in entrata e con almeno un post-amplificatore.

L’acqua nell’uscita dell’apparecchio “memorizza” le frequenze irradiate dal medicinale divenendo una sua “copia” fatta di acqua. L’acqua registra, copia e riproduce. Come se fosse quel medicinale.

Con il TFF, le cellule rispondono a stimoli indotti non da molecole ma da segnali, sulla cui natura non vi è ancora niente di certo. Si può soltanto affermare che si tratta di fenomeni fisici e non chimici, che le frequenze inviate sono quelle emesse direttamente dai medicinali, che probabilmente si tratta di variazioni ritmiche (specifiche di quel farmaco) trasmissibili su onde elettromagnetiche. Come fa la cellula a rispondere a questi stimoli, come se fosse in presenza di un medicinale che invece non c’è?

Una spiegazione è suggerita dall’osservazione di un fenomeno quotidiano e semplice quale l’apertura di una porta.

Per poter aprire una porta, abbiamo bisogno della chiave appropriata. Solo quella chiave può incastrarsi esattamente nella serratura, facendola scattare e permettendo alla porta di aprirsi. È quello che la biochimica tradizionale descrive a proposito del meccanismo di azione di un farmaco: la molecola (la chiave) deve poter raggiungere il suo recettore sulla membrana della cellula (la serratura) e solo da questo incontro prenderà il via la reazione all’interno della cellula stessa. Sappiamo però che è possibile aprire una porta anche in assenza della chiave, semplicemente usando un telecomando.

La frequenza emessa va in risonanza con quella della serratura, che si apre come se avessimo adoperato la chiave. Così probabilmente accade quando, invece della molecola, inviamo alla cellula il suo segnale: il recettore si attiva ugualmente, la serratura scatta e la porta si apre.

Il TFF è stato sperimentato con successo in casi di clinica medica umana e veterinaria (2,3,4,5); in laboratorio su modelli di organi isolati (con J. Benveniste)(6) e su unicellulari (con F. A. Popp) (7,8), sulla metamorfosi dei girini della rana (con C. Endler) (9), su modelli vegetali in vari modi (10,11).

Il TFF riproduce gli effetti terapeutici di un medicinale chimico, ma senza quelli tossici o indesiderati ed è una soluzione per i farmaci del futuro nella Medicina, nella Veterinaria e in Agricoltura. Una volta individuati i segnali farmacologici che l’acqua registra, copia e riproduce, sarà possibile entrare in una seconda fase, quella in cui tali operazioni non saranno più effettuate dall’acqua ma da soft e la “memoria” finirà su compact disk. A questo stiamo lavorando.

Meritano un accenno i recenti lavori del Premio Nobel per la Medicina, Luc Montagnier, che nel 2009 ha finalmente dimostrato l’omeopatia, conducendo una sperimentazione molto simile alla nostra(12). L’acqua non soltanto conserva la “memoria”, ma emette specifici segnali di natura elettromagnetica, a bassissima frequenza, registrabili e riproducibili.

Il risultato della sperimentazione di Montagnier è che, mentre le soluzioni non diluite non emettono nulla, le sospensioni in diluizioni progressive da 10-5 (5 DH in omeopatia) a 10-12 (12 DH) emettono segnali elettromagnetici, registrati dal computer, nelle bande tra 1000 e 3000 Hz. Montagnier attribuisce questa risposta alla presenza di “particolari nano strutture nell’acqua”, dimostrando così l’esistenza fisica dell’omeopatia.

Conferma che, dopo diluizione omeopatica, l’acqua acquisisce proprietà fisiche nuove, rilevabili in forma di segnali elettromagnetici. Il rimedio omeopatico non è acqua fresca come qualcuno pretenderebbe, ma acqua che emette qualcosa. Lo scrive un Premio Nobel, questa volta.

Noi, a Torino, abbiamo riprodotto nel 2010 il suo esperimento.

E’ così: esistono due grandi realtà nella fisica oggi studiata: l’acqua trattiene informazioni come se fosse un compact disk; la materia emette segnali capaci di riprodurre gli effetti (il TFF scoperto da noi) che possono essere registrati in acqua o su compact disk.

Massimo Citro, MD.

riferimenti:
 

fonte articolo: www.scienzaespirito.it

  1. Elia, V., M. Niccoli, Annales of Academy of Science of New York, 879:241,1999.
  2. Citro, M., TFF: un’alchimia elettronica. Basi teoriche e dati preliminari, Empedocle (IPSA Ed.), anno X, 2/3, pp.39-44, 1992 a.
  3. Citro, M., R. Conrotto, A. Gonella, Non molecular informed signal coming from drugs: possibile application in anti-inflammatory therapy, VI Interscience World Conference on Inflammation, Ginevra, 1995.
  4. Citro, M., Trasferimento di Farmaci in Frequenza (TFF) e sue applicazioni nelle sindromi allergiche, Medicina Biologica, pp. 45-48, lug-sett., 1995.
  5. Vignoli, F., Experiences in zooiatric practise with TFF method. The First International Workshop on TFF, Torino, 1996.
  6. Benveniste, J., J. Aissa, M. Hjeiml, et al., Electromagnetic transfer of molecular signals. Poster at the meeting Americ. Ass. Adv. Sci., Boston, 1993.

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