Cornelles sur Mer, 6 giugno 1944: quasi 4.000 volontari canadesi hanno lasciato su questa spiaggia, un tempo e anche ora luogo di villeggiatura, la loro giovane vita. Tra loro anche alcuni “Natives”. Per chi e per che cosa? Per noi europei, dominati dalle forze buie, sataniche e disumane di dittature che in tutto il mondo hanno mandato a morte, in 5 anni, quasi 60 milioni di persone, di cui 35 milioni civili.
Per la “liberazione” dell’Europa il solo Canada ha pagato in termini umani un conto molto salato: oltre 45.000 morti, senza contare i feriti e i dispersi e coloro che, dopo quasi 5 anni di guerra, sono tornati a casa distrutti nell’anima e nella psiche.
Scrivo di getto queste note mentre, con la mia compagna di vita, osservo la costa della Normandia, tra le città di Caen, Le Havre e Dieppe, in Francia. Sono venuto qui per ringraziare Dio di avermi regalato 40 anni di vita con questa donna, che ha espresso da tempo il desiderio di celebrare proprio in questo modo il nostro anniversario.
Il Canale della Manica è tranquillo ora, non come nella notte del famoso D-Day, quando, alle primissime ore dell’alba, le onde del mare ad un certo punto divennero furiose, condannando i soldati a sforzi sovrumani per guadagnare la riva, dopo essere sbarcati a 12 chilometri dalla costa.
Ora, grazie anche al fatto che non è stagione turistica, regna il silenzio, un silenzio freddo, quasi metallico. Senza sforzo, mi pare di udire attorno a me gli spari di ogni genere di armi impiegate per “pulire” la regione dalle forze avverse. Tutto fu usato da entrambe le parti pur di avere il sopravvento; mancava solo l’atomica, che di lì a poco più di un anno sarebbe stata sganciata su altre latitudini.
La stupidità del male
Provo una grande stretta, pensando alle decine e decine di migliaia di vite umane che, da un fronte e dall’altro, si sono contrapposte. In particolare, mentre guardo il mare cercando di intravedere le coste dell’Inghilterra, scorrono davanti ai miei occhi le distese immense del Canada, da cui provenivano i circa 21.500 soldati che, mai e poi mai, avevano pensato di assaporare il salso della sabbia di Juno Beach, così chiamata la porzione di costa normanna, estesa per oltre 8 chilometri, affidata alle forze canadesi.
Tanti particolari mi passano per la mente, provocando in me una ridda di emozioni; ma tutte le riassumo con una sola parola: stupidità! La stupidità del male, soprattutto di quell’orrendo male che è la guerra. Nel 1917 l’allora pontefice Benedetto XV aveva definito la Prima Guerra Mondiale con una formula lapidaria, divenuta storica: “inutile strage”. Ogni guerra lo è, anzi lo è sempre di più, dal momento che le armi impiegate aumentano incredibilmente la loro fame di morte e devastazione.
Non si tratta solo di banalità del male, come scrisse coraggiosamente negli anni Sessanta la celebre filosofa ebrea, tedesca e americana, Hannah Arendt a proposito del gerarca nazista Eichmann.
Qui, sulla spiaggia di Juno Beach (così chiamata in onore della moglie del comandante canadese che guidava le truppe nel celebre D-Day), sento che il male della guerra è proprio e soprattutto stupido, senza logica, senza uno spiraglio di luce. Al solo vedere le tonnellate di cemento armato impiegate, in questo caso, dai nazisti per costruirsi i numerosi rifugi, anche sotterranei, che avrebbero dovuto rendere inespugnabile la Normandia e, quindi, sbarrare il passaggio verso tutta l’Europa settentrionale;
oppure, nel considerare tutte le risorse sottratte ad usi civili per armare eserciti che, per definizione, dovevano poi annientarsi, mi domando: Perché? A chi serve? Vi è una qualche spiegazione? Mi si potrà rispondere: è la ragione di stato, cioè sono le leggi della politica internazionale, dell’economia, degli equilibri fra le potenze, eccetera.
Ma, osservo io, queste potenze non possono dimostrare la loro potenza confrontandosi nel fare il bene anziché nello sterminarsi a vicenda? Perché le nazioni non concorrono tra loro nell’innalzare lo stato di benessere del pianeta Terra?
È solo questione di occhi nuovi: abituarsi a guardare dalla parte del Bene anziché da quella del male. O, se preferite, imparare a provare disprezzo per ciò che è brutto, incivile, disumano. Imparare a non essere attratti dalla stupidità.
