Non è delle stelle cadenti che voglio parlare, che in queste notti, luna e nuvolosità permettendo, si fanno vedere più numerose. O, forse, sì: ma di due stelle speciali, come quelle che si vedono meglio (e, quindi, si capiscono e si apprezzano) a distanza di anni luce, apparentemente accomunate solo da un giorno del calendario: il 13 agosto, per l’appunto. 13 agosto 2021: mancava Gino Strada, il chirurgo di guerra, come egli amava definirsi, anche se non solo così; 13 agosto 2022: ci viene a mancare Piero Angela, ovvero la Scienza in TV, colui per il quale vale il detto per cui anche la cosa più difficile può e deve essere comunicata in modo facile.
Che cosa accomuna questi due astri, oltre al fatto che rimarranno per sempre nel cielo stellato al di sopra di noi, speriamo, come fari orientatori?
Leggendo il libro scritto da Gino Strada, “Una persona alla volta” (Feltrinelli, la Repubblica 2022) e riandando ai miei personali ricordi, trovo una singolare connessione che per entrambi è stata una delle linee guida della loro vita: la relazione.
Gino Strada la colloca tra le motivazioni profonde che gli hanno fatto virare la sua vita in uno dei tornanti fondamentali della sua carriera universitaria: scegliere la specializzazione clinica piuttosto che qualsiasi altro indirizzo medico (rinunciando ad un prestigioso incarico alla Stanford University), perché, come Egli ricorda, in greco kliné significa letto e quindi indica l’atteggiamento che il medico deve avere nell’atto di chinarsi sul paziente, indugiare su di lui, toccarlo e porgli le giuste domande. Scrive Gino Strada: “clinica è la capacità di visitare il malato sdraiato, a letto, di toccarlo per capire quali sono i suoi problemi ancora prima di fare esami strumentali costosi e a volte on utili. Anzi, spesso senza neanche farli” (p.15).
La medicina è anzi tutto relazione, prossimità, ricordarsi dell’umanità del paziente. Per questo combatté la sua guerra contro tutte le guerre, senza chiedersi da quale parte militassero i feriti che gli venivano portati nelle sue cliniche di emergenza. Per questo ebbe la franchezza di denunciare gli orrori delle armi provenienti da qualsiasi paese del mondo, in modo particolare le armi giocattolo per stritolare bambini, progettate da ingegneri, costruite da manager e operai e vendute da commercianti di morte, di origine sovietica, cinese, statunitense e italiana!
A Piero Angela mi lega un episodio significativo della mia esperienza professionale. 30 aprile 2001, Belluno, termine di un corso di aggiornamento per docenti di scuola secondaria superiore sulla comunicazione didattica, da me progettato, con evento conclusivo scoppiettante: niente meno che il prorettore dell’Università cattolica di Milano e Piero Angela.
Ad un certo punto un docente si alza e osserva: “Lei, sig. Angela, gode di un particolare privilegio, perché la RAI le mette a disposizione tutti gli strumenti necessari per fare i suoi documentari, mentre noi a scuola dobbiamo risparmiare perfino sui gessetti”. Per nulla sorpreso da questa imprevista osservazione, Piero Angela, con la sua compostezza sabauda, rispose chiedendo:
“E Voi docenti vi siete mai chiesti che cosa avete che io non potrò mai avere finché faccio i documentari?” Poiché nessuno rispose, Angela ribatté: “La relazione”. Seguì altro silenzio e Lui continuò: ”Quando faccio i miei servizi, io non so chi avrò davanti, e quindi mi tocca immaginarmi un ipotetico interlocutore, di cui non ho notizia alcuna e perciò devo navigare nell’incertezza di una comunicazione mediana, cioè generica. Mentre voi conoscete i vostri interlocutori e quindi potete calibrare la vostra comunicazione nel modo più efficace possibile per quegli specifici ascoltatori, di volta in volta diversi ma sempre a voi noti. Cioè voi avete tutte le condizioni per fare della comunicazione una relazione, mentre io devo fermarmi al gradino precedente: io comunico e basta, mentre voi vi relazionate”. Conclusione migliore del mio corso non potevo prevederla.
Da quell’episodio anche la mia carriera professionale ebbe una piccola svolta: mi venne affidato un incarico all’università nel corso di laurea in Sociologia economica, dove potei sviscerare il tema delle relazioni nei rapporti tra persona, mercato e Stato.
Come mi ricordano la Bibbia e la Filosofia, all’origine sta sempre la reazione.
Lino Sartori | Filosofo
